La zona di Piazzale Roma raccontata da Alberto Ongaro

“L’osteria di Baffi si trova nel campo dei Tre Ponti, vicino al piazzale Roma, fra la fondamenta dei Tabacchi che una volta era la fondamenta Sant’Andrea e che ora non si capisce bene che cosa sia […]”

“[…] se non un prolungamento dell’orribile piazzale che, invece di vergognarsi di se stesso e di nascondersi, tende arrogantemente a espandersi, a coprire i canali che hanno la malasorte di scorrergli vicino, e invadere i cortili della case e a trasformarli in garage mestrini. Anche adesso, mentre Schultz e il padre escono dall’osteria e Baffi abbassa la saracinesca, il piazzale sembra furtivamente continuare la sua espansione mostrando lì, dove prima c’era un rio, un terrapieno di cemento pieno di automobili immusonite per il freddo e coperte dalla neve, culi di pullman in posizione di attesa e di riposo, pompe di benzina. Tuttavia il campo che, chissà perché nessuno ha mai preso in seria considerazione estetica, è, con il suo disegno triangolare molto bello; ricorda in qualche modo un quadro di De Chirico e forse anche una sezione di scacchiera lungo la quale, adesso, come un alfiere e una torre, Schultz e suo padre avanzano verso i ponti. Ha anche l’aria di una pianura della mente percorsa da pensieri frettolosi”. 

da “La taverna del Doge Loredan”,  Alberto Ongaro

 

Nel metaromanzo ambientato a cavallo fra Venezia e Londra, realtà e finzione, presente e passato, Ongaro introduce molte descrizioni di luoghi veneziani, a partire da questo angolo a sud di Piazzale Roma, dove sorge la sua casa dell’infanzia. Quella natale, in realtà, completamente rifatta negli anni ‘50, era sul Canal Grande, poche decine di metri dopo il Ponte degli Scalzi: di essa lo scrittore ricorda se stesso bambino che gettava dalla finestra nel canale qualsiasi cosa gli capitasse fra le mani... Ma la casa delle prime memorie è appunto quella affacciata sulla porta d’ingresso a Venezia, acquistata dal padre negli anni ‘30 “per poter vedere l’arrivo della Mille Miglia”. 

Il piccolo campo che prende il nome dall’originale complesso dei Tre Ponti (ora quattro in realtà) ospita un bar a cui è ispirata l’osteria dove si reca il protagonista della citazione. 

Dietro il palazzotto bianco di Piazzale Roma si apriva una Venezia molto diversa da quella delle cartoline, di cui rimangono ancora alcune tracce: è il quartiere popolare e operaio della vecchia Manifattura Tabacchi, del monumentale carcere di Santa Maria Maggiore, di una salizzada dal magico nome di Rio Terà dei pensieri, orlata di alberi e percorsa dai fili di biancheria stesa, che sbuca in un solitario ricovero di barche tra gli alberi, proprio di fianco al penitenziario.


I testi sono tratti dal libro "I luoghi degli scrittori veneti", a cura di Sergio Frigo, 2018, ME Publisher - Mazzanti Libri, Venezia. Su gentile concessione.

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Percorsi in cui la tappa è presente

Venezia narrata dagli scrittori veneti
Percorso culturale

Venezia narrata dagli scrittori veneti

"Venezia è un pesce. Guardala su una carta geografica. Assomiglia a una sogliola colossale distesa sul fondo. Come mai questo animale prodigioso ha risalito l’Adriatico ed è venuto a rintanarsi proprio qui?"