800 anni UNIPD: Luoghi

Palazzo Bo

Dopo un primo periodo di utilizzo come luogo per la didattica, l’Hospitium Bovis nel 1539 diventa la sede ufficiale dell’Ateneo di Padova.
I primi interventi di ristrutturazione e ampliamento dell’edificio hanno inizio nel 1522 ma è nella seconda parte del secolo che il palazzo acquisisce la forma che oggi conosciamo. È probabilmente l’architetto bergamasco Andrea Moroni, figura allora dominante sulla scena padovana, l’ideatore del complesso antico del Bo ma di questo non esistono documenti che ne diano conferma diretta. A lui si deve la realizzazione del Cortile Antico la cui struttura prevede, sulla base della pianta di un chiostro monastico, un doppio loggiato attorno al quale si aprono le aule che ospitavano le lezioni.

Dal Cortile si accede al piano superiore che ospita la Sala dei Quaranta che prende il suo nome dai 40 ritratti di celebri studenti stranieri dell’Università vissuti a Padova tra il Duecento e l’Ottocento. Qui è conservata la Cattedra di Galileo dalla quale, secondo la tradizione, lo scienziato teneva le sue lezioni. La sala introduce all’Aula Magna citata già nel 1399 come parte dell’Hospitium Bovis e assegnata poi ai giuristi, fatta eccezione per Galileo a cui fu consentito di utilizzarla per l’insegnamento visto l’alto numero di studenti presenti alle sue lezioni. Dalla loggia superiore si accede al cinquecentesco Teatro anatomico, alla Sala di medicina e alla Sala di giurisprudenza.
L’area nuova di Palazzo Bo fu realizzata a partire dal 1932.
Carlo Anti, rettore tra il 1932 e il 1943, e l’architetto Gio Ponti, assieme al professor Giuseppe Fiocco e all’architetto Ettore Fagiuoli, contribuirono in quegli anni a ridisegnare il volto dell’Università attraverso la ristrutturazione di alcuni degli edifici esistenti, la costruzione di nuove strutture e la decorazione scultorea e pittorica della sede centrale di Palazzo Bo e di altre sedi. La nuova area si articola intorno al Cortile Nuovo da cui, attraverso la monumentale Scala del Sapere, si arriva al rettorato e alla Galleria e l’area riservata all'appartamento del rettore. Contigua a quest’area del palazzo è la Sala del Collegio accademico (o Archivio) che si chiude sulla basilica. Da questa si accede alla Sala del Senato.
L’ingresso al Palazzo introduce nell’area ‘nuova’. Il portone d’accesso, che affaccia su via Otto Febbraio, è stato realizzato nel 1922 col bronzo dei cannoni della Prima Guerra Mondiale.

Il primo anno accademico di pace dopo la Seconda Guerra Mondiale si aprì il 12 novembre 1945 alla presenza del capo di governo Ferruccio Parri che conferiva all’Università di Padova, unica tra gli atenei italiani, la medaglia d’oro al valore militare per il ruolo avuto nella Resistenza.
A Palazzo Bo una grande stele di pietra porta il nome dei 116 caduti dell’università nella lotta al nazifascismo, di cui 107 sono studenti come Lodovico Todesco e Primo Visentin, quest’ultimo ritratto nella scultura di Arturo Martini “Palinuro”, ai piedi dello Scalone del Sapere di Palazzo Bo. A questo momento storico è dedicata l’opera “Resistenza e Liberazione” di Jannis Kounellis, sotto al portico del Cortile “nuovo” di Palazzo Bo, inaugurata il 29 maggio del 1995 per ricordare le vicende eroiche di Ezio Franceschini, Concetto Marchesi e Egidio Meneghetti, docenti dell'Ateneo protagonisti della Resistenza partigiana.
 

Teatro anatomico

A Padova, e in particolare nello Studio patavino, è nata la moderna anatomia.
Nel 1594 a Palazzo del Bo, su iniziativa del medico e anatomista Girolamo Fabrici d’Acquapendente, viene disposta la costruzione di un teatro anatomico stabile, primo esempio al mondo di struttura permanente creata per l’insegnamento dell’anatomia attraverso la dissezione di cadaveri.
Stante l’importanza assunta dalla dissezione, il teatro anatomico sostituì definitivamente le strutture provvisorie, allestite e smontate all’occorrenza, usate in precedenza dagli anatomisti per le lezioni ormai inadatte all’esecuzione degli interventi.
L’opera, finanziata da fondi statali, fu inaugurata il 16 gennaio del 1595.
La struttura è costituita da un cono rovesciato interamente in legno articolato su sei livelli e cerchie via via più larghe dal basso verso l’alto, di ampiezza variabile tra i 7,56 e i 2,97 metri. All’interno, l’illuminazione era assicurata solo da candele fino a quando, nell’Ottocento, venne aperto sul soffitto un lucernario (poi fatto richiudere).
Per tre secoli, il Teatro ha ospitato, come aula-laboratorio, le lezioni di anatomia e le dissezioni dei cadaveri.
La lezione era generalmente tenuta da un professore e da due studenti (massari) con funzione di assistenti; per rendere l’atmosfera meno cupa era frequente l’esecuzione di musiche dal vivo.

Nel 1872 la facoltà medica si trasferisce da Palazzo Bo ai locali dell’ex convento di San Mattia e l’attività del Teatro Anatomico, simbolo della scuola medica padovana, si interrompe. Il 5 maggio 1874 il medico e anatomista Giampaolo Vlacovich tiene qui l’ultima lezione.
 

Orto botanico

È il 1533 quando viene istituita nello Studium Patavinum, per la prima volta in Italia, la cattedra ad Lecturam Simplicium assegnata a Francesco Bonafede docente padovano di medicina pratica ordinaria. Prima, l’insegnamento sui farmaci non veniva impartito da cattedre speciali ma i lettori di medicina pratica consideravano di volta in volta, a seconda delle singole malattie, le medicine più appropriate da utilizzare.

Il nuovo insegnamento invece, a carattere fortemente applicativo, prevede lo studio della farmacologia vera e propria, delle proprietà cioè dei prodotti naturali, minerali, vegetali e animali. Per questo si avverte presto l’esigenza, soprattutto da parte di Bonafede, di creare un luogo in cui coltivare e studiare e osservare le erbe a uso terapeutico e dove offrire dimostrazioni pratiche della materia insegnata agli scolari.
Questa necessità trova risposta nella delibera dell’estate del 31 luglio 1545, che autorizza la costruzione del pubblico Orto dei semplici, un luogo dove si potevano coltivare le piante medicinali (i semplici) provenienti dalle regioni soggette al Dominio veneto e dai domini della Serenissima nel Mediterraneo orientale e a cui, come richiesto da Bonafede, fosse anche annessa “una spezieria che servisse allo studio e all’autenticazione dei prodotti medicinali”.

Edificato con grande probabilità su progetto dell’architetto Andrea Moroni, l’Orto medicinale viene creato sulla base di una struttura circolare con un quadrato inscritto e a sua volta suddiviso in quattro quadrati più piccoli da due viali perpendicolari. Al suo interno, alcune aiuole formano disegni geometrici diversi l’uno dall’altro. Nel 1552, a causa dei continui furti di piante, la struttura viene circoscritta da un muro. 
Nei secoli successivi, l’Orto subisce modifiche e trasformazioni, arricchendosi di statue, fontane, busti ed elementi decorativi ma tali da non alterare la struttura d’origine; nel tempo vengono aggiunte anche le serre e l’aula a emiciclo, il cosiddetto ‘teatro botanico’. L’intera struttura si ingrandisce invece oltre il muro di cinta solo nell’Ottocento.

Oggi l’Orto botanico, considerato l’origine di tutti gli orti botanici del mondo, accoglie circa 7000 esemplari appartenenti a oltre 3500 specie diverse, specie rare e maestose, tra cui un platano orientale del 1680 con il fusto cavo, un ginkgo del 1750 e una magnolia forse risalente al 1786, ma anche una palma di San Pietro messa a dimora nel 1585 e che Goethe descrisse nel suo saggio sulla metamorfosi delle piante. Quella che un tempo era la dimora del prefetto, un grande edificio che risale al XVII-XVIII secolo, oggi è uno spazio espositivo che ospita la Biblioteca storica, l’Archivio e la Banca del Germoplasma.
Oggi l’Orto botanico ospita un Erbario che conta circa 600.000 esemplari tra cui anche specie estinte, cui si affianca una collezione di alghe, l’Algario.
Nel 1997 è stato iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale Unesco (World Heritage List) come bene culturale.

A seguito dell’acquisizione di una nuova area a sud dell’Orto botanico antico, dal 2014 sono state aperte al pubblico le nuove serre del Giardino della biodiversità che ospitano circa 1300 specie vegetali simulando le condizioni climatiche dei vari sistemi ambientali del mondo.

Testi a cura dell'Università degli Studi di Padova, Ufficio Comunicazione,  Area Comunicazione e marketing


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Ultimo aggiornamento: 29-12-2023