statua

La più antica menzione è del 1293, quando però si parla già  di restauri; e poiché la colonna sulla quale si trova fu portata a Venezia nel 1172, tra queste due date (metà  del XIII sec. circa) va posta la collocazione del leone. Fu asportato da Napoleone che lo collocò a Parigi nella Place des Invalides, e tornò a Venezia nel 1815; in questa occasione cadde, si ruppe in molti pezzi e fu restaurato dallo scultore Bartolomeo Ferrari, il quale lo ricompose con orditure di ferro e borchie a testa quadrata. Fu rimosso nel 1892 per una completa ispezione da G. Boni e poi non fu più toccato fino al 1940, quando fu posto al sicuro in occasione della seconda guerra mondiale. Le integrazioni del Ferrari (coda, ali, parte delle zampe e un ciuffo sulla testa), sono chiaramente riconoscibili; il libro sotto le zampe fu rifatto in piombo, ma la figura, specie la testa il petto e i fianchi, è sostanzialmente originale e in buone condizioni. Un serio elemento di dubbio è costituito dalle ali: le attuali si devono senz'altro al restauro del Ferrari, che ha sostituito quelle medievali, ma non è certo se la bestia fosse originariamente alata, prima di essere trasformata nel simbolo di S. Marco. Fu creduto romanico, assiro, indiano, cinese e sassanide. Un punto fermo è dato dal fatto che esso è certo anteriore alla metà  del XIII sec. (la più bassa data possibile), ma per ragioni stilistiche e tecniche non può certo essere considerato opera medievale italiana; c'è ragione di credere invece che, come altre antichità  veneziane, provenga da Costantinopoli o dal Levante. L'ipotesi che in origine si trattasse di una Chimera è molto verosimile.

Descrizione

Statua di leone in bronzo, con ali inclinate all'indietro e verso l'alto, con lunga coda, in atteggiamento vigile e pronto allo scatto, abbassato sulle gambe anteriori protese (ora appoggiate sul Vangelo aperto) mentre mantiene quelle posteriori in posizione di attesa; la testa e il collo, fieramente alzati, sono rivolti verso sinistra, seguiti da tutto il corpo completamente inarcato. Il muso si distingue per l'aspetto poco felino e i tratti quasi umani e diabolici: sopracciglia aggrottate, prominenti e cespugliose, naso largo e rotondeggiante, vibrisse simili a un paio di baffi imponenti, bocca molto larga e contrassegnata da un ghigno, orecchie pelose di grandi dimensioni poste ai lati anziché sulla sommità del capo. Una folta criniera, costituita da una corona di corti riccioli intorno alla mandibola, scende sul collo e sul petto in balze sovrapposte di lunghi riccioli ben rilevati, stilizzati e regolarmente ben distanziati, che all'altezza del collo e della groppa si suddividono al centro, per scendere ai lati con due ciocche simmetriche. Sulle spalle, in parte coperte dagli ultimi riccioli della criniera, due file di penne semilunate e concave sono quanto rimane dell'attacco delle ali originarie, probabilmente diverse da quelle attualmente visibili. Ciocche di pelame ondulate e simmetriche caratterizzano i genitali e il retro delle zampe, queste ultime evidenziate in modo naturalistico anche con pieghe della pelle, tendini e vene; sul fianco sinistro è appena accennata la costolatura. Sulla sommità del capo, la criniera presenta una lacuna e sulla sinistra del capo, all'interno, sembra essere conservata ancora la superficie del getto originario, mentre a destra si distingue un grumo rilevato e rozzamente scalpellato, forse appartenente a un ciuffo della criniera, ma è stato anche ipotizzato che sia quanto rimane di due corna, una tolta rozzamente (a destra), l'altra in modo più accurato (a sinistra). A destra, infine, i riccioli non sono rifiniti.

Dettagli

Tipologia

Beni Archeologici

Collocazione specifica

Basilica di San Marco

Localizzazione geografico-amministrativa attuale

VENEZIA (VENEZIA)

Materia tecnica

: bronzo fuso

Misure

cm. 193 (alla testa)/ 226 (al culmine dell'ala destra) x 160 (alle ali)/ 105 (alle zampe anteriori)/ 110 (alle zampe posteriori) x 290 (dalla zampa amteriore destra alla zampa posteriore sinistra)/ 440 (con la coda)

Link scheda estesa

Scopri di più

Museo correlato

MUSEO DI SAN MARCO
Musei

MUSEO DI SAN MARCO

Il 12 maggio 1797 si conclude la millenaria storia della Repubblica Serenissima. La basilica di San Marco termina il ruolo di cappella ducale per diventare la nuova cattedrale di Venezia.La Fabbriceria di San Marco si occuperà da questo momento in avanti della conservazione del monumento bisognoso di numerose opere di consolidamento della struttura architettonica e degli elementi decorativi. Dopo cinquant'anni circa Pietro Saccardo, fabbriciere dal 1861 e proto di San Marco dal 1887 definirà il progetto di un museo della basilica in cui ordinare ed esporre al pubblico le opere d'arte che avevano fatto parte dei preziosi arredi della chiesa ducale. I locali vengono individuati nelle stanze sopra il nartece, nell'ala nord-ovest e riuniti in un'unica area.Gli sforzi del Saccardo verranno però bruscamente interrotti dal crollo improvviso del campanile nel 1902, che porta all'azzeramento dei responsabili della Fabbriceria, mentre al proto vengono attribuite gravissime responsabilità. Nel nuovo secolo, inoltre, per San Marco si pongono ulteriori gravi problemi conservativi, mentre incalzano drammatici eventi che portano alla prima guerra mondiale. Il Museo di San Marco, ideato da Pietro Saccardo, sarà aperto soltanto nel 1927 dal proto Luigi Marangoni. In occasione della nuova sistemazione con ampliamento degli spazi espositivi, il Museo, oltre che custodia, è stato concepito come strumento per introdurre alla comprensione dell'imponente eredità spirituale, culturale e materiale costituita dalla basilica di San Marco e come percorso attraverso oggetti di culto e opere d'arte che sono parte di questo patrimonio. La collocazione museale della quadriga marciana nel 1982 e i restauri di molti beni tra gli anni ottanta e novanta hanno imposto una revisione dell'area espositiva, avviata fin dal 1986. Il Museo di San Marco si articola ora in tre sezioni: i Mosaici, i Tessili, la Quadriga e l'Antico, ovvero i segni del potere dogale, sintesi ideologica dell'eredità marciana.L'esposizione si sviluppa negli spazi del piano soprastante l'atrio-nartece. La struttura in mattoni a vista, costituita da un alternarsi di archi e pennacchi che reggono le cupole di copertura, ripete la tipologia costruttiva della basilica.La visita si conclude sulla terrazza per ammirare l'area marciana verso la piazza, il Palazzo Ducale, il molo e, lontano, l'isola di San Giorgio, cuore della città e dell'antico stato. (...)