Museo Archeologico Nazionale di Este - Collezione vetri antichi

Il Museo Archeologico Nazionale di Este conserva numerose attestazioni di vetri antichi databili dall'inizio del I ad almeno il IV sec. d.C.; si tratta per lo più di oggetti d'uso comune, realizzati sovente su scala industriale e che dispongono di numerosi confronti su tutto il territorio veneto.

Tali vetri provengono in percentuale schiacciante dalle necropoli che circondavano la città; meno numerosi sono i reperti provenienti dall'abitato.

Molti dei vetri riconducibili al primo nucleo appartenevano ai corredi delle cosiddette "tombe civiche", scoperte tra la metà dell'800 e gli inizi del '900.
 

Tomba civica I-II

Calcatonega, fondo Treves 1883, tombe civiche I-II

I corredi delle due tombe vennero mescolati all'atto del rinvenimento. I resti cremati erano conservati nelle olle dotate di coperchio. Del corredo fanno parte i piatti in vetro blu ed in vetro verde chiaro, la coppa troncoconica, sempre in vetro blu, la bottiglia a corpo cubico, quattro balsamari a corpo sferoidale ed uno a corpo piriforme. Sono presenti, inoltre, due coppette a pareti sottili forme Marabini XXXII e XXXVI, due lucerne a canale, di cui una bollata Orientis ed una a volute, tre assi di Claudio ed uno di Augusto. Tra gli oggetti di uso personale vi sono uno specchio in bronzo ed alcune spathomele in osso. Metà - terzo quarto I sec. d.C.

Tomba 6

Via Santo Stefano, Villa Benvenuti 1902, tomba 6.

Il corredo era dislocato attorno alla terra di rogo, mista alle ossa combuste, deposta al centro della fossa. Tipicamente femminile, esso si compone di vari oggetti legati alla toilette, che forse erano conservati in un cofanetto realizzato originariamente in materiale deperibile, del quale si sono conservate alcune parti strutturali in osso nonché di alcune pedine da gioco e di un asse di Claudio. Ben tredici sono i balsamari in vetro. Metà I secolo d.C.

Tomba civica IX

Via Settabile, palazzina Capodaglio 1884, tomba civica IX

Il corredo è assai articolato e denota la posizione sociale del defunto, medico di professione. I resti cremati erano conservati nell'olla. Il corredo di rappresentanza è composto da tre coppe, un piatto, cinque balsamari, due brocche in terracotta, due lucerne a canale bollate Strobili, oggetti da toilette e da ornamento personale in metallo ed ambra. Assai particolare e legato alla professione è il resto del corredo, che comprende una vasta strumentazione chirurgica e da "pronto soccorso", alcuni trocisci (medicamenti solidi) ed un orologio solare tascabile. Seconda metà I secolo d.C.

Tomba civica VIII

Via Santo Stefano, villa Benvenuti 1880, tomba civica VIII

Nel corredo si è trovato uno dei rari esempi (per quanto frammentario) per Este di bottiglia mercuriale in associazione con una coppa cilindrica, un bicchiere frammentario e due balsamari di grandi dimensioni. Vanno ricordati, inoltre, una lucerna a canale aperto con bollo Vibiani, tre spilloni in osso ed il manico di un coltello conformato a leone. Prima metà II secolo d.C.

Tomba civica X

Via Santo Stefano, villa Benvenuti 1880, tomba civica X

Numerosi elementi del corredo, in vetro ed in terracotta, rimandano alla mensa, come le due coppe, la brocca, la bottiglia, il piatto ed il bicchiere a pareti sottili forma Mayet VIII. Tra i restanti oggetti si ricordano una lucerna a volute, tre spilloni in osso, un asse di Augusto ed uno di Tiberio. Seconda metà I secolo d.C.

Tomba civica XXII

Morlungo, fondo Trevisan - Capodaglio 1877, tomba civica XXII

Il corredo formato da alcuni vasi miniaturistici e da una brocca in terracotta, dalla bottiglia, da alcuni oggetti da toilette e di ornamento personale (specchio, fibule) e dai tre balsamari, indica chiaramente come la sepoltura sia appartenuta ad una ragazzina. Metà-terzo quarto I secolo d.C.

Tomba civica IV

Santa Maria delle Carceri, fondo Carminati 1876, tomba civica IV

Il corredo, molto probabilmente femminile per la presenza di alcuni aghi in osso, è composto per la maggior parte da oggetti in vetro: l'olla con coperchio, la coppa costolata, i tre balsamari in vetro con corpo ogivale, due a corpo piriforme. Sono presenti una lucerna a canale chiuso bollata Eucarpi ed un asse di Tiberio. Metà-terzo quarto I secolo d.C.

Tomba di Blattia Facilis

Monselice, Fragose, fondo Rogher Sanguini 1892, tomba di Blattia Facilis

Il corredo, conservato all'interno di un cippo, è formato dal coperchio con presa a bottone (l'olla biansata in vetro di color verdino andò in frantumi al momento del recupero), cinque balsamari, uno dei quali con fondo a peduccio, un pendaglio di forma stellata in vetro azzurro, una grande gemma in vetro verde pallido. Completano il quadro alcuni oggetti legati alla toilette quotidiana. Metà I secolo d.C.

La parte numericamente più rilevante dei materiali vitrei di Este è costituita da balsamari, presenti nelle numerose varianti già individuate in ambito veneto.

Balsamario

Balsamario

soffiatura libera, prima metà I secolo d.C. (M.N.A. 241, I.G.15.413)
prov. Este - Morlungo, Fondo Nazari 
Produzione dell'Italia nordorientale

Balsamario

Balsamario

soffiatura libera, prima metà I secolo d.C. (I.G.15.511)
prov. Este - provenienza non tramandata
Produzione dell'Italia nordorientale

Balsamario

Balsamario

soffiatura libera, prima metà I secolo d.C. (M.N.A. 227, I.G.15.411) 
prov. Este - Morlungo, Fondo Nazari 
Produzione dell'Italia nordorientale

Balsamario

Balsamario

soffiatura libera, I secolo d.C.
(I.G.15.513) 
prov. Este - provenienza non tramandata
Produzione dell'Italia nordorientale

Balsamario

Balsamario

soffiatura libera, seconda metà I secolo d.C. (M.N.A. 255, I.G.15.441, RA 05/00048784) 
prov. Este - Morlungo, Fondo Nazari
Produzione dell'Italia nordorientale

Balsamario

Balsamario

soffiatura libera, seconda metà I secolo d.C. ( I.G.15.505) 
prov. Este - provenienza non tramandata 
Produzione dell'Italia nordorientale

Balsamario

Balsamario

soffiatura libera, seconda metà II- prima metà III secolo d.C. (M.N.A. 259, I.G.15.450, RA 05/00048783) 
prov. Este - Morlungo, Fondo Nazari 
Produzione dell'Italia nordorientale

Balsamario

Balsamario

soffiatura libera, seconda metà I - prima metà II secolo d.C. (I.G.15.521)
prov. Este - provenienza non tramandata
Produzione dell'Italia nordorientale

Balsamario

Balsamario

soffiatura libera, seconda metà I - inizi II secolo d.C. (I.G.15.457)
prov. Este - provenienza non tramandata
Produzione dell'Italia nordorientale

Balsamario

Balsamario

soffiatura libera, seconda metà I - inizi II secolo d.C. ( I.G.15.458; RA 05/00048782)
prov. Este - provenienza non tramandata
Produzione dell'Italia nordorientale

Balsamario

Balsamario

soffiatura libera, epoca romana (M.N.A. 92; I.G.38.316)
prov. Este - provenienza non tramandata
Produzione di area non determinabile

Questo tipo di contenitori veniva utilizzato per la commercializzazione di balsami, unguenti e profumi, prodotti di uso quotidiano ma che venivano impiegati anche nel rituale funerario, come dimostrano i numerosi reperti deformati dal calore della pira.

I balsamari in vetro verde-azzurro sono generalmente il frutto di una produzione realizzata su scala industriale che comincia in età augustea e conosce un'espansione che dura almeno sino alla seconda metà del I secolo d.C. per continuare poi ancora a lungo, sia pure in tono sempre più ridotto. Accanto a queste produzioni di scarso pregio, vi sono alcuni esemplari che si caratterizzano per un vetro estremamente sottile e colorato, considerati produzioni aquileiesi di maggiore qualità.

Nell'antichità, il costo dei prodotti cosmetici era piuttosto elevato: Plinio (Naturalis Historia XII, 123) ci racconta come una una libbra di balsamo di Giudea venisse rivenduta nella Capitale a 592 denarii d'argento. Per fare un raffronto con le possibilità economiche di una famiglia media dell'epoca, si pensi che un lavoratore dipendente poteva guadagnare, in linea di massima, una somma pari a 3 o 4 sesterzi al giorno. Analogamente, la spesa quotidiana per il solo vitto di un nucleo familiare di tre persone si aggirava sui 6 sesterzi al giorno, pari a 540 denarii all'anno!!

Naturalmente vi erano anche ingredienti meno costosi che influivano sul prezzo del prodotto finito (ex.: lo staktè o mirra in gocce costava 50 denari la libbra, lo styrax 17 denari, il terebintho di Chio 10 denari, l'incenso 6 denari, il giunco profumato e la ginestra 5 denari, le rose profumate 1 denario).

La commercializzazione di prodotti cosmetici era fonte di forti guadagni per i produttori e di notevoli introiti sotto forma di dazi per lo Stato. Inoltre, anche se i profumi avevano un costo elevato, la presenza così massiccia di questi oggetti fa presupporre che dovessero circolare contemporaneamente prodotti di livello diverso a prezzi ovviamente differenziati a seconda della qualità.

Tutto ciò era altresì all'origine di un fatto estremamente negativo come l'immissione sul mercato di forti quantità di prodotti adulterati. L'utilizzo di materie prime sempre più scadenti potrebbe essere all'origine delle modifiche apportate alle forme dei contenitori dalla fine del I e durante il II secolo d.C. in seguito alle quali i colli dei balsamari tendono ad allungarsi in maniera sensibile, forse per meglio conservare almeno le qualità olfattive del prodotto contenuto.

Nella realizzazione di una sostanza profumata venivano utilizzati cinque componenti:
- il succo (o parte oleosa)
- il corpo (o parte solida)
- il fissante (cioè una resina o una gomma per unire il succo al corpo)
- il sale (destinato a conservare il più possibile la parte oleosa)
- l'elemento colorante (per inibire decomposizione dell'aroma)

Nel corso del I secolo venivano usati come eccipienti in profumeria cinque olii di base, ottenuti per pressione (di oliva, di myrolaban o Balanites Aegyptiaca, di dattero adipsos, di papavero coltivato, di mandorla, soprattutto amara). Per ottenere un buon prodotto, gli olii dovevano essere frutto di una spremitura recente; ad essi venivano accorpate a caldo o a freddo le sostanze aromatiche e/o fiori. Il prodotto veniva versato nel balsamario dopo che, presumibilmente, erano state aggiunte altre sostanze (sale, elementi coloranti?). Il ciclo di lavorazione è rappresentato nell'affresco degli amorini profumieri che si trova nella Casa dei Vettii a Pompei.

Accanto ai balsamari è presente ad Este tutta una serie di oggetti di uso quotidiano: bicchieri, bottiglie, brocche, coppe...

Le bottiglie di forma poligonale e cilindrica sono presenti in buon numero; il loro uso è attestato per usi domestici, per il trasporto di prodotti alimentari ma talvolta venivano utilizzate, specie ma non solo nelle Gallie, come urne cinerarie.
 

Bottiglia

Bottiglia

soffiatura a stampo; seconda metà I-metà II secolo d.C. (M.N.A. 17.401, I.G.38.299, RA 05/00048795)
prov. Este - S. Elena fondo Benettazzo, acquisto 1920
Produzione dell'Italia nordorientale

Bottiglia

Bottiglia

soffiatura a stampo; metà - seconda metà I secolo d.C. (M.N.A. 271, I.G.15.489, RA 05/00048760)
prov. Este - Morlungo, fondo Nazari
Produzione dell'Italia nordorientale

Bottiglia

Bottiglia

soffiatura a stampo; seconda metà I- II secolo d.C. (M.N.A. 218, I.G.15.433, RA 05/00048756)
prov. Este - Morlungo, fondo Nazari
Produzione dell'Italia nordorientale

Bottiglia

Bottiglia

soffiatura a stampo; seconda metà I- II secolo d.C. (M.N.A. 387, I.G.15.480, RA 05/00048757)
prov. Este - Provenienza non tramandata
Produzione dell'Italia nordorientale

Interessante anche la bottiglia mercuriale, presumibilmente utilizzata in origine per la commercializzazione di colliri, che prende il suo nome dalla presenza dell'immagine di Mercurio sui bolli spesso apposti sul fondo di questi oggetti.

Bottiglia mercuriale

Bottiglia

Isings 1957, f. 84
soffiatura a stampo; II secolo d.C.
(M.N.A. 321, I.G.15.448, RA 05/00048775)
prov. Este - Morlungo, fondo Nazari
Produzione renana

Le coppe, anch'esse presenti in buon numero, si annoverano alcuni interessanti esemplari costolati del I secolo d. C. ed una bella Zarte Rippenschale purtroppo lacunosa.

Coppa

Coppa

colatura a stampo; metà-terzo quarto I secolo d.C. (M.N.A. 505, I.G.15.134, RA 05/00049799)
prov. S. Maria delle Carceri - Fondo Carminati, 1876, tomba civica IV
Produzione di ambito italico

Coppa

Coppa

colatura a stampo, lavorazione a pinza; I secolo d.C. (I.G.38.303, RA 05/00048773)
prov. Este - Provenienza non tramandata
Produzione dell'Italia settentrionale

Coppa

Coppa

(Zarte Rippenschale), Isings 1957, f. 17
soffiatura libera e a stampo, applicazione di pasta di vetro; I secolo d.C. (I.G.38.304, RA 05/00048774)
prov. Este - Provenienza non tramandata
Produzione dell'Italia settentrionale

Le numerose olle trovano anch'esse numerosi confronti in ambito veneto e sono per lo più riconducibili alla forma Isings 64: tra esse, due, entrambe di I secolo d.C., sono particolarmente eleganti e inusuali per il colore.

Ultimo aggiornamento: 12-03-2024