Martha Jungwirth. Herz der Finsternis

Unica donna tra i membri fondatori del gruppo di artisti “Wirklichkeiten” (“Realtà”), le sue opere furono esposte nella mostra alla Secessione di Vienna del 1968, curata da Otto Breicha. Da allora Martha Jungwirth ha continuato a sviluppare un linguaggio visivo innovativo, caratterizzato dall’esplorazione del colore e da linee incisive. Nel 2018 ha ricevuto il prestigioso Premio Oskar Kokoschka assegnato dallo Stato austriaco, accompagnato da un’ampia mostra personale all’Albertina di Vienna; nel 2020 una retrospettiva al Museum Liaunig di Neuhaus ha celebrato l’ottantesimo compleanno dell’artista mentre due anni dopo la Kunsthalle di Düsseldorf ha presentato un’ampia mostra personale a lei dedicata. Le sue opere sono ammirate da diverse generazioni di artisti e sono oggi esposte nelle collezioni di importanti istituzioni come il museo Albertina di Vienna e il Centre Pompidou di Parigi.

 

Il lavoro di Martha Jungwirth attinge a varie fonti (il corpo umano, i viaggi, la storia dell’arte, la mitologia, i contesti storici, sociali e politici) catturando impulsi interni e fugaci che vengono registrati nella pittura.
Le sue composizioni sono in bilico tra astrazione e figurazione, tra l’inconscio e l’intenzionale, slegate e libere, impegnate solo nella loro verità. Come per tutti i suoi soggetti, le forme rimangono al di là del facilmente identificabile, spostandosi tra i regni del reale e dell’immaginario, dell’incarnato e del trascendente e le composizioni si rivelano all’artista durante il processo pittorico. L’ispirazione dell’artista all’arte antica è esemplificata da lavori come In Ohne Titel, aus der Serie “Nicht mehr und nicht weniger” (2021), in cui Jungwirth cita Francisco Goya (1746-1828) intitolando la sua serie con il titolo dell’opera dell’artista spagnolo Ni mas ni menos (1797-1798). All’interno del percorso della mostra, saranno presenti anche dipinti inediti dell’artista viennese ispirati alle stesse opere della Galleria a rimarcare il rapporto tra la sua pittura e la storia dell’arte.

 

A cura di Luca Massimo Barbero, direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini e realizzata con il supporto della galleria Thaddaeus Ropac, l’esposizione sarà aperta al pubblico dal 17 aprile al 29 settembre, tutti i giorni della settimana (escluso il martedì), mentre la Galleria di Palazzo Cini, con le sue collezioni permanenti, rimarrà aperta fino al 13 ottobre 2024 (www.palazzocini.it).


Dettagli

Data / Ora

Dal: 17/04/2024 Al: 29/09/2024

Location

Palazzo Cini, Venezia

Indirizzo

Dorsoduro 864

Comune

Venezia

Provincia

VE

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GALLERIA DI PALAZZO CINI
Musei

GALLERIA DI PALAZZO CINI

La Galleria di Palazzo Cini, raffinata casa-museo sorta nel 1984, custodisce un prezioso nucleo della raccolta d’arte antica di uno dei più importanti collezionisti del novecento italiano: l’imprenditore e filantropo Vittorio Cini (1885 – 1977).I suoi ambienti si sviluppano su due piani: il primo, testimonianza suggestiva di un colto collezionismo a Venezia, restituisce il fascino della dimora del mecenate, mentre il secondo ospita mostre e iniziative culturali. Il museo è frutto del dono di Yana Cini Alliata di Montereale, che nel 1981 lasciò alla Fondazione una parte delle raccolte del padre e alcune sale del palazzo Grimani, acquistato da Cini insieme all’attiguo palazzo Foscari tra 1919 e 1920. Un lascito che garantì il rapporto inscindibile tra la collezione e la casa, oggi ripresentato al pubblico grazie al contributo di Assicurazioni Generali.La donazione è costituita da dipinti toscani dal XIII al XVI secolo, sculture e oggetti d’arte, tra i quali spiccano il nucleo di rami smaltati rinascimentali, il gruppo di avori gotici e il servizio di porcellane Cozzi, allestito nel salotto neorococò progettato da Tomaso Buzzi. Al nucleo originario si aggiunse nel 1989 la straordinaria raccolta di dipinti ferraresi del Rinascimento, grazie alla generosità di Ylda Cini Guglielmi di Vulci, i cui eredi nel 2015 hanno arricchito la Galleria con un nuovo gruppo di opere d’arte e arredi, sempre provenienti dalla collezione originaria di Vittorio Cini (...)