paiolo/ sec. XIX

Beni Etnoantropologici Materiali
paiolo = stagnada

Dettagli

Collocazione specifica

Museo del baco da seta di Vittorio Veneto

Localizzazione geografico-amministrativa attuale

VITTORIO VENETO (TREVISO)

Uso

appeso alla catena del focolare, era usato per la cottura dei cibi

Cronologia Fabbricazione

sec. XIX

Localizzazione geografico-amministrativa

TV, REVINE LAGO, Lago

Materia e Tecnica

ferro (forgiatura) / rame

Misure

cm

Link scheda estesa

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MUSEO DEL BACO DA SETA
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MUSEO DEL BACO DA SETA

Il Museo del Baco da Seta, che ha trovato collocazione ideale in una vecchia filanda, intende documentare, attraverso un'importante raccolta di strumenti e attrezzature, nonché pubblicazioni, manifesti, filmati e foto storiche, una delle principali attività economiche operanti nel territorio di Vittorio Veneto dalla fine del XVIII secolo ai primi decenni del XX. L'attività bachisericola ha mantenuto infatti a lungo un ruolo principe nell’economia vittoriese, connotando il paesaggio con la presenza di gelsi diffusi un po’ ovunque, di cui rimangono ancora numerosi esemplari. Anche qui, come nel resto del Veneto, l'allevamento del baco da seta è venuto prosperando, dapprima come attività integrativa nel complesso dell'agricoltura, per poi assumere consistenza sempre più importante. Alla produzione dei bozzoli era correlata la trattura della seta, praticata fin dal 1700 nelle filande col tradizionale sistema a fuoco diretto, in seguito progressivamente adeguato alla tecnologia a vapore. Negli ultimi decenni dell'800 è subentrata una svolta industriale con la nascita di stabilimenti e osservatori bacologici funzionali alla necessità di migliorare la qualità del seme bachi, per renderlo resistente alle malattie (in particolare la pebrina) che lo insidiavano e avevano causato annate di crisi. Per iniziativa di alcune famiglie di pionieri, la bachicoltura e l'industria del seme bachi vittoriesi hanno raggiunto livelli di avanguardia in campo nazionale, costituendo per molti decenni la prima attività produttiva della zona e garantendo l’occupazione sia maschile sia, in prevalenza, femminile. L’allevamento dei bachi da seta, il lavoro in filanda e nei centri bacologici hanno riguardato dunque la grande maggioranza della popolazione locale. Il Museo intende quindi restituire alcune tracce di queste memorie personali e collettive, per raccontare il complesso mondo agricolo, industriale, scientifico e sociale che per lungo tempo è ruotato attorno a questo insetto così utile. (...)