Museo Civico "Luigi Bailo" Galleria Comunale d'Arte Moderna di Treviso

Treviso – Borgo Cavour, 24      

Il Museo Civico "Luigi Bailo", che ospita la Galleria del Novecento, è stato inaugurato e riaperto al pubblico il 29 ottobre 2015 dopo il restauro completo degli spazi intorno al chiostro meridionale (progetto Studio Mas di Padova con Heinz Tesar), e nel 2020 è stato interessato dal restauro di altri spazi (progetto Studio Mas di Padova). Vi sono già attivi, in affiancamento alle sale espositive, alcuni spazi per i servizi al pubblico quali il bookshop, sale per mostre temporanee a disposizione anche di organizzatori terzi e una sala polivalente che può ospitare sia incontri e conferenze, sia laboratori didattici, grazie alla presenza di tavoli a scomparsa e di una sessantina di posti a sedere. 

Le opere del XIX e degli inizi XX secolo delle collezioni civiche ammontano al momento a 2052 pezzi fra pitture, grafiche e sculture (o altri oggetti tridimensionali di arte contemporanea) e sono pervenute ai musei attraverso acquisti, lasciti, donazioni e depositi a lungo termine fin dai primi del Novecento, in quello che all’epoca era ancora denominato Museo trevigiano sotto la cura del fondatore Luigi Bailo. Questo patrimonio di bellezza e storia è tuttora in costante implemento, basti citare l’ultimo acquisto del 2020: il prezioso gesso La fata del bosco di Arturo Martini. 

Allo stato attuale sono esposte 330 opere di artisti trevigiani, o comunque operanti a Treviso, comprese fra il 1870 e il 1945. L’allestimento è organizzato intorno alla produzione dello scultore Arturo Martini: dalle sue piccole terrecotte e gessi patinati dei primi anni (fra cui Armonie del 1907, dono eredi Botter), alle ceramiche invetriate per la Fornace di Gregorio Gregori (fra cui il Vaso Fiaba del 1911 e in gran parte provenienti dalle collezioni dell’erede Luisa Gregorj); dal gesso prototipo di Fanciulla piena d’amore (esposto a Ca’ Pesaro nel 1913) alle grafiche (cheramografie) degli stessi anni (in deposito da Unicredit Art Collection); dal Piccolo presepio, terracotta dipinta da Manlio Trucco e maiolicata del 1927, ad alcune grandi sculture del suo momento di grazia - definito "dei grandi idilli" - degli anni ’30, fra cui spiccano il gruppo in pietra di finale dell’Adamo ed Eva già Ottolenghi (acquistato grazie ad una sottoscrizione popolare) e il bronzo de la Pisana (fusa appositamente per i Mazzolà e da loro donata al museo), fino alle drammatiche sperimentazioni della prima metà degli anni ’40, quali il bronzetto di Donna che nuota e la terracotta di Cavallo allo steccato.

In affiancamento si possono ammirare le opere di Gino Rossi: lo sfortunato pittore di origine veneziana fu infatti compagno di strada di Arturo Martini, dall’esperienza capesarina e di Burano ai viaggi di studio e aggiornamento a Parigi, fino alle Mostre d’arte trevigiana. Di questo sensibile e straordinario pittore di respiro internazionale sono visibili nel percorso alcuni quadri di proprietà civica, fra i quali Primavera in Bretagna del 1907 (acquisto del direttore Luigi Manegazzi) e altri invece di privati in deposito a lungo termine al museo, fra i quali una delle inconfondibili Nature morte della metà degli anni ‘20. 

A queste due ‘monografiche’ si agganciano pitture e sculture che dal verismo ottocentesco di Luigi Serena (un importante nucleo di pitture del quale è pervenuto dal lascito di Teresita Lorenzon Caetani nel 2002) e Giovanni Apollonio (lascito della sua amica e musa contessa Sofia Felissent e della vedova Angelina Morao) e dai maestri di Martini, Luigi Borro e Antonio Carlini portano a limitate incursioni sul Novecento con gli oli "divisionisti" e "secessionisti" di Aldo Voltolin, i pastelli onirici di Alberto Martini, la piccola platisca in gesso patinato o bronzo dei ritratti, soprattutto infantili, e dei gruppi di figure dello scultore Carlo Conte e le testimonianze grafiche di Giovanni Barbisan e Arturo Malossi, due fra gli esponenti della cosiddetta "scuola d’incisione" trevigiana

La sede museale civica Luigi Bailo – Galleria del Novecento è strettamente correlata al museo civico Santa Caterina. Quest’ultimo, con la sezione archeologica e la pinacoteca, comprensiva degli affreschi staccati salvati dalla rimaneggiata chiesa di Santa Margherita e musealizzati fin dal 1883, delle Storie di Sant’Orsola di Tomaso da Modena (metà del XIV secolo), si pone come riferimento per la storia dell’arte e della stessa identità della città di Treviso fin dalle sue origini nella lontana Età del bronzo (II millennio a.C.), nonché del suo territorio.

Bibliografia
- AA.VV., Museo Bailo, (guida), Antiga Edizioni, 2015
- AA.VV., Musei civici di Treviso – Le raccolte archeologiche a Santa Caterina, Canova, 2007
- AA.VV., Museo Santa Caterina – Pinacoteca guida breve,  Antiga Edizioni, 2019

Ultimo aggiornamento: 07-03-2024