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© MassimoSamaritani
È il gioco tradizionale per eccellenza dei contadini della marca trevigiana, sia per il materiale, legno di acero campestre (òpio) un tempo diffusissimo nelle siepi e come sostegno per le viti, sia anche per i luoghi in cui veniva praticato ossia nei cortili delle case di campagna, nelle osterie o tra i filari delle viti.
Sull’antichità della diffusione della “borella” esistono varie testimonianze che risalgono alla fine del 1500 nel trevigiano, nonché articoli e citazioni recenti che testimoniano la pratica del gioco anche nelle province di Venezia e Padova. Progressivamente il gioco si è come dissolto nel nulla. Sopravvive ancora in qualche circolo anziani nel trevigiano.
La “borella” si giocava con una grossa boccia di òpio, del peso da 0,5 a 1 kg in base alla lunghezza della pedana e tre birilli di legno alti circa 70 cm, chiamati “sòni”. L’obiettivo era quello di colpire al volo i tre birilli messi in fila.
Il giocatore che abbatte tutti e tre i sòni con una sola palla fa San Martìn (espressione che si usa per indicare che tutto è stato distrutto dopo una grandinata); se invece ne abbatte due fa G ambarèl.
Nel Veneto è presente con una comunità ludica a Casale sul Sile (TV), ed altre comunità della zona.
PROV. | COMUNE | SOCIETA' |
TV | Casale sul Sile | Gruppo Amici della Borella |
Foto di Massimo Samaritani. Fonte: https://tocati.it/
Fonte dati: Associazione Giochi Antichi
Ultimo aggiornamento: 15-02-2022