Sestieri Cannaregio-Castello raccontati da Massimo Carlotto

“Lei scese alla fermata Ospedale insieme a molti altri, lui fece in modo di essere l’ultimo a sbarcare e poi cominciò il pedinamento, reso ancora più facile dal tacchettio sulla pietra d’Istria che pavimentava buona parte di Venezia.”

“La donna attraversò a passo sostenuto l’intera struttura ospedaliera, a quell’ora affollata di parenti in visita, e infilò l’uscita principale che dava in Campo San Giovanni e Paolo. L’uomo pensò che solo una persona molto pratica della città poteva conoscere quella scorciatoia. Dalle parti di San Francesco della Vigna fu costretto ad accelerare il passo per non perdere il contatto visivo. Arrivata a Campo Santa Giustina, la prescelta proseguì verso la Salizada fino a calle del Morion, infine prese per Ramo al Ponte San Francesco (…) A un tratto rallentò il passo in calle del Cimitero per svoltare in una corte chiusa e lui si concesse un sorriso soddisfatto”.

“Tre ore più tardi, tornò a casa in vaporetto godendosi un accecante tramonto rosso fuoco. La pietra antica dei palazzi rifletteva un incendio di luce. Pietro si commosse. Ogni tanto gli capitava quando si arrendeva alla meraviglia della sua Venezia. Occasioni in cui si convinceva di avere ancora qualche speranza di una vita con un minimo di senso”

“Venezia si era risvegliata con un sole caldo che aveva asciugato in fretta le tegole e ora si occupava delle pozzanghere. Il bel tempo aveva riportato il sorriso sul volto di tutti. La pioggia intristiva commercianti, osti e turisti. Quella città piaceva bagnata o nebbiosa solo a coloro, come Pietro e Nello, che l’accettavano per quella che era, senza pretendere nulla in cambio”.


 da “Il Turista”, Massimo Carlotto

 

 “Il Turista”, che apre un nuovo ciclo nella produzione di Carlotto, è un serial killer psicopatico, imprendibile perché pienamente consapevole della sua patologia, in grado di “gestirla” ma per niente intenzionato a guarirne. 

Ma “Il Turista” si può leggere anche come una guida sui generis ai molteplici “mascheramenti” di una città in cui tutto è doppio ed equivoco, in cui i turisti con la “t “minuscola sono amati e odiati in egual misura, affollatissima ma con angoli ancora nascosti, e bar dove si possono consumare seppie e polenta, pinza e ribolla giallo mescolandosi agli “indigeni” superstiti, dove all’incedere incalzante del killer sulle tracce della vittima si sostituisce il girovagare lento dei veneziani, come Sambo, ancora innamorati della loro città: ma non di quella con la facciata sgargiante che dà sul Canal Grande e su San Marco, ma del suo “retro”, dove sono ambientate queste pagine, la zona delle Fondamenta Nove, che dal Ghetto ai Santi Giovanni e Paolo e a San Francesco della Vigna raggiunge l’Arsenale, con l’Isola-cimitero di San Michele e Murano sullo sfondo.

A sud delle Fondamenta (costruite nel ‘500 per delimitare le zone di bonifica della radura) si distendono i popolari sestieri di Cannaregio e di Castello, con chiese importanti come i Gesuiti, i Santi Apostoli, San Giovanni e Paolo “vegliata” dalla statua di Colleoni del Verrocchio, San Lorenzo e S. Francesco della Vigna, oltre al Museo di Palazzo Grimani. In questa zona abitava Tiziano, che nelle giornate limpide vi scrutava da lontano il suo Cadore. 

I testi sono tratti dal libro "I luoghi degli scrittori veneti", a cura di Sergio Frigo, 2018, ME Publisher - Mazzanti Libri, Venezia. Su gentile concessione.

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Bibliografia - Massimo Carlotto

Bibliografia - Cannaregio

Fotografie storiche - Cannaregio 

Percorsi in cui la tappa è presente

Venezia narrata dagli scrittori veneti
Percorso culturale

Venezia narrata dagli scrittori veneti

"Venezia è un pesce. Guardala su una carta geografica. Assomiglia a una sogliola colossale distesa sul fondo. Come mai questo animale prodigioso ha risalito l’Adriatico ed è venuto a rintanarsi proprio qui?"