Il vetro

Il vetro di Murano
 

Sospeso in una condizione intermedia tra stato liquido e stato solido, il vetro ha un fascino arcano che ben poche realizzazioni dell’uomo possono vantare. Dalla Frattesina dell’Età del Bronzo all’Aquileia romana l’arte di lavorare il vetro vanta una tradizione antichissima nelle nostre terre, ma è a Venezia e, meglio ancora a Murano, che quest’arte rinasce, si rafforza e diventa mito.

E forse non è un caso che troviamo le prime attestazioni dell’esistenza di vetrai a Venezia proprio verso la fine del X secolo, quando Venezia è ormai avviata a diventare una potenza navale di rango e si configura ormai come centro di scambio internazionale dove merci e materie prime d’Oriente e d’Occidente vengono comprate, vendute e trasformate. Nel 982, infatti, un Domenico “fiolario” è menzionato quale testimone nell’atto col quale il Doge tribuno Memmo donava a Giovanni Morosini la Chiesa di San Giorgio e il termine fiolarius indicava un vetraio. 

Simili attestazioni si trovano sporadicamente anche nei secoli seguenti, ma è a partire dal XIII secolo che aumentano esponenzialmente le notizie sui vetrai veneziani, quando dai documenti conosciuti già si evince l’esistenza di forme associative tra i vetrai veneziani, tanto che nel 1271 si ha la redazione del Capitulare de fiolariis, uno statuto teso a regolamentare e tutelare il lavoro dei vetrai veneziani e che sarebbe divenuto nel 1441 la Mariegola dei verieri de Muran.

Nel 1291 il Maggior Consiglio decretò altresì che le fornaci venissero localizzate a Murano e che venissero distrutte quelle presenti a Venezia, presumibilmente anche per ridurre il rischio di incendi. 

Già all’epoca Murano costituiva il più importante centro europeo di produzione vetraria e da allora per diversi secoli, circa fino agli inizi del XVIII secolo, le sue produzioni conobbero un alto livello di richieste e vennero esportate per arredare case e palazzi delle élite europee con importanti ricadute a livello occupazionale e di produzione della ricchezza per la città.  Solo una visita al Museo vetrario di Murano e alle sue collezioni può rendere giustizia a un millennio di evoluzione tecnologica, abilità tecnica e artistica, raffinatezza di gusto che corrono parallele non solo alla storia di Venezia ma di tutto l’Occidente.

Infatti, il vetro nella sua duttilità e apparente fragilità si è prestato magnificamente a esprimere le intuizioni degli artigiani e degli artisti, dando vita di epoca in epoca a innumerevoli oggetti che incarnavano gusti e sensibilità sempre differenti, sempre in mutamento.
 

Forme di ogni genere: dalle eleganti coppe ai raffinati bicchieri, bottiglie e vasi di ogni foggia, perle, navicelle, vetrate, straordinari lampadari dai colori raffinati e dalle forme più elaborate e ricercate, persino giardini in miniatura e, naturalmente, gli specchi per cui la Repubblica di Venezia sostenne un durissimo braccio di ferro con la Francia di Luigi XIV (e di Colbert) in quello che può essere definito un autentico caso di spionaggio industriale.


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Ultimo aggiornamento: 21-04-2021