Si trattava della residenza di campagna della famiglia, che contava, tra le adiacenze, un edificio rustico caratterizzato dalla presenza di un colonnato tuscanico. Fu uno degli ultimi atti di vitalità di quella famiglia. Con Alvise, figlio di Carlo, all’inizio dell’Ottocento, la casata si estinse.
I beni dei Cerchiari passarono nelle mani del conte Francesco Gualdo che vendette la villa poco dopo. L’acquistò Gio Batta Branzo-Loschi, che trovò così una blasonata dimora per dare identità alla sua supremazia in paese. Dopo essere passata nelle mani di Tommaso Munari finì per essere venduta al Fascio. La fine del regime comportò il sequestro dello stabile come patrimonio della disciolta Federazione dei Fasci di Combattimento.
L'edificio è caratterizzato da un pianterreno estremamente basso ed interamente coperto da una decorazione in bugnato, sul quale grava un maestoso piano nobile direttamente raggiungibile dal giardino attraverso una scalinata a due rampe e decorato con pregevoli stucchi. La facciata culmina in un frontone adorno di statue.
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